Umberto e Jacques
Storia
L’apnea profonda, per come la conosciamo oggi, vede i primi incredibili “tuffi” già documentati nel 1913, quando il pescatore di spugne Haggi Statti si immerge per individuare l’ancora persa dalla nave militare italiana Regina Margherita: Statti eseguì innumerevoli discese trainato da una grossa pietra assicurata ad una cima (skandalopetra), individuando l'ancora a -76 m, con lo stupore dei medici della marina che, dopo averlo visitato, poterono constatare che Haggi aveva un enfisema polmonare, i timpani lesionati e una capacità di trattenere il respiro fuori dall'aqua non superiore al minuto e nonostante tutto riuscì in questa incredibile impresa.
Le imprese dei “pionieri” dell'apnea legata ai record cominciarono ad arrivare successivamente, con Raimondo Bucher che, nel 1949 raggiunse a pinne, i -30 m e le memorabili sfide fra i celebri Enzo Maiorca e Jacques Mayol, i veri padri fondatori dell'apnea.
Nel 1981, a Siracusa, Maiorca oltrepassò per primo i -50m, andando contro le teorie mediche di allora, che fissavano a tale quota il limite massimo raggiungibile dall'uomo. Il medico francese Cabarroe diceva, riferito al torace: "il s'ecrase", cioè si rompe, ignorando i principi dell'emocompensazione scoperta solo qualche anno più tardi.
A sfidare Enzo Maiorca fu il nemico-amico Jacques Mayol, detto anche l'Homo Delphinus, che per primo alla preparazione fisica affiancò un formidabile allenamento mentale, con particolare riguardo alla respirazione, frutto delle tecniche yoga. Jacques infatti si accorse di quanto fosse importante l'allenamento della mente oltre a quello fisico. Scese fino a -105m, contribuendo alla ricerca medico-scientifica sull'apnea con numerose sperimentazioni.
Altri atleti si cimenteranno nelle diverse discipline dell'apnea, fino a che il testimone delle sfide fra Maiorca e Mayol verrà raccolto dagli "OceanMen" Umberto Pelizzari e Francisco "Pipìn" Ferreras.
Umberto Pelizzari, detto "Pelo", discepolo di Jacques, porta avanti la filosofia del binomio apnea e rilassamento. Grandissimo atleta, determinato e competitivo, è il primo uomo nella storia ad abbattere il muro dei -150 m, l'unico nella storia dell'apnea ad aver posseduto contemporaneamente tutti e tre i record delle specialità dell'apnea. Privilegia e considera regina delle specialità l'asseto costante, in cui si è spinto fino a -80 m e in seguito le altre due discipline (variabile e no limits) -131 m e -150 m.
Nel 1996 fonda Apnea Academy, una delle migliori scuole per la ricerca e la formazione di apnea al Mondo, di cui tutt'oggi fanno parte alcuni tra i migliori atleti del panorama mondiale, tra cui William Trubridge.
Francisco "Pipìn" Ferreras, cubano, segue a differenza di Umberto, la filosofia dell'immersione di Enzo Maiorca, basata più su un approccio fisico che mentale. Eccelle soprattutto nella specialità dell' assetto variabile "no limits", nella quale ha toccato i -170 m.
Dopo il dualismo tra Pelo e Pipin si fanno avanti una larga schiera di giovani promettenti, cresciuti nel loro mito e che hanno raccolto il loro testimone, proseguendo nella sfida verso l'abisso, con nuovi e sempre più prpfondi record.
Finalmente Anche il mondo femminile si è affaciato alla sfida del grande blu con grandissime atlete.
Le specialità
ASSETTO COSTANTE cwt
L'atleta raggiunge la massima profondità con la sola forza delle gambe per poi risalire allo stesso modo, senza poter toccare il cavo di discesa.
ASSETTO VARIABILE ASSOLUTO "NO LIMITS"
Questa specialità consiste nel raggiungere la massima profondità con l'ausilio di zavorre, senza alcun limite di peso. La superficie può essere guadagnata con l'aiuto di palloni.
ASSETTO VARIABILE
L'atleta dispone di zavorre del peso massimo di 30 Kg per raggiungere la massima profondità. La zavorra viene abbandonata sul fondo e l'atleta risale con i propri mezzi, essendo vietato l'uso di qualsiasi ausilio come palloni o altro.
Assetto costante senza attrezzi cnf
L'atleta ragiunge la massima profondità senza l'ausilio di nessun attrezzo per poi risalire allo stesso modo
discesa e risalita a braccia fim
L'atleta raggiunge la massima profondità tirandosi sul cavo e ritorna sù nello stesso modo.